l'
indagine

La testata indipendente IrpiMedia nel 2023 ha lanciato la prima indagine italiana sulla salute mentale nel giornalismo, realizzata attraverso un questionario anonimo a cui in tre mesi hanno risposto 558 persone. Il primo dato raccolto è proprio questo: il numero di risposte è stato più elevato delle aspettative, simbolo di un’esigenza che cercava uno sbocco per manifestarsi.

I dati raccolti non hanno la pretesa di essere scientifici, né tantomeno esaustivi: l’obiettivo è far emergere un problema, suscitare un dibattito e chiedere una presa di responsabilità.

«Volevo semplicemente lavorare, non mi è stato permesso».

Tra le persone che hanno risposto al questionario, l’87% afferma di soffrire di stress, il 73% di ansia, il 68% sente un senso di inadeguatezza. Più della metà soffre di insonnia. Uno su due ha la sensazione di non essere compreso e prova un forte senso di solitudine. Il 42% afferma di soffrire di sindrome da burnout, di avere attacchi di rabbia immotivati e di essere dipendente da internet e dai social network. Uno su tre parla esplicitamente di “depressione”. Il 28% denuncia perdita di appetito o abuso di cibo, il 27% ha attacchi di panico e il 26% ha difficoltà a intraprendere e mantenere relazioni di coppia. Il 15% dice di aver subito disturbi da stress post traumatico. Solo il 2% dichiara di non aver mai sofferto di nessuno di questi problemi. Interessante è anche analizzare le risposte che sono state segnalate all’interno della casella “altro”, dove diverse persone scrivono di avere difficoltà legate all’abuso di alcol, tabacco o sostanze.

Per capire quali siano le cause del malessere vissuto dai giornalisti, sono stati presi in analisi 14 stressor (i fattori di stress). Tra questi, i compensi troppo bassi sono considerati il fattore più impattante sul benessere psicologico della categoria: su una scala da 1 a 4, dove 1 significa che quel fattore non impatta per nulla e 4 significa che impatta molto, l’85% dei rispondenti dichiara che i bassi compensi incidono “abbastanza” o “molto” sulla propria salute mentale. Subito dopo viene la precarietà lavorativa, con una percentuale dell’83% di giornalisti che hanno risposto “abbastanza” o “molto”, seguita dal rimanere sempre connessi e reperibili (76%).

«Se ti querelano, sappi che non abbiamo avvocati per aiutarti».

Analizzando l’andamento delle risposte, e osservando come esse si aggregano intorno a fattori statisticamente rilevanti, abbiamo suddiviso i 14 stressor in quattro macro-categorie: fattori economici (che mettono insieme precarietà e bassi compensi); rischi connessi all’ambiente di lavoro (tra cui ipercompetitività, ambiente giudicante, lavoro in solitudine, ritmi frenetici, rimanere sempre connessi); pericoli e minacce (che comprende le querele temerarie, la mancanza di assistenza legale, le minacce, gli attacchi online e i pericoli sul campo); discriminazioni e molestie. Il risultato è che a colpire la salute mentale sono soprattutto i fattori economici, che sono considerati “molto” o “abbastanza” impattanti dall’84% dei rispondenti. Seguono i rischi connessi all’ambiente di lavoro (63%), i pericoli e le minacce (31%) e discriminazioni e molestie (un altro 31%).

Il dato positivo che si ricava dal questionario riguarda la capacità dei giornalisti di chiedere aiuto. L’89% di chi ha risposto ha raccontato le proprie difficoltà ad amici, partner e familiari. L’81% si è confidato anche con altri giornalisti e giornaliste: di questi, l’83% ne ha parlato con colleghi e colleghe, mentre solo il 19% ha espresso le proprie difficoltà con i superiori. Il 52% è stato già seguito da uno psicoterapeuta. Purtroppo, però, a fronte delle difficoltà e delle necessità di supporto, attualmente non esistono sostegni adeguati: solo il 5% ha ricevuto aiuto sul lavoro rispetto al proprio benessere psicologico.

L’inchiesta completa è disponibile sul sito IrpiMedia

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Questo è il canale del progetto #ComeTiSenti per inviare storie e segnalazioni.
Ci serve per conoscere quali sono le difficoltà che vivono i giornalisti e le giornaliste, e mantenere un osservatorio sempre attivo sul tema della salute mentale nel giornalismo.

Se vuoi condividere la tua esperienza, rispondi a questo breve questionario anonimo.

Attenzione! Questa non è una presa in carico, né un servizio di supporto psicologico. Se hai bisogno di sostegno contatta il tuo medico di base e chiedi aiuto. Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 0223272327 oppure contattarli via internet da qui.

Questo è il canale del progetto #ComeTiSenti per inviare storie e segnalazioni. Ci serve per conoscere quali sono le difficoltà che vivono i giornalisti e le giornaliste, e mantenere un osservatorio sempre attivo sul tema della salute mentale nel giornalismo. Se vuoi condividere la tua esperienza, rispondi a questo breve questionario anonimo. Attenzione! Questa non è una presa in carico, né un servizio di supporto psicologico. Se hai bisogno di sostegno contatta il tuo medico di base e chiedi aiuto. Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 0223272327 oppure contattarli via internet da qui.